Staminali: Novità sui trapianti.

Molti di noi sanno ormai che le cellule staminali sono molto ‘flessibili’ riguardo ai tipi di cellule che possono diventare. Ma questa flessibilità, o pluripotenza viene con un prezzo. Diversi studi hanno dimostrato che il sistema immunitario del corpo attacca e respingere le cellule staminali trapiantate persino quelle geneticamente identici, rendendo difficile immaginare la loro utilità nelle terapie a lungo termine.

Ora il cardiologo Joseph Wu e i suoi colleghi hanno dimostrato che costringere queste cellule staminali a diventare più specializzati (un processo noto come differenziazione) prima del trapianto, permette al nostro corpo di riconoscere e tollerare tali cellule.

La loro ricerca è stata pubblicata oggi su Nature Communications.

In un mondo pieno di minacce microbiche, il sistema immunitario è necessario. Le cellule immunitarie pattugliano l’organismo in cerca non solo di invasori stranieri, ma anche per le cellule malate o cancerose da eradicare.

Anche studi precedenti hanno suggerito che la differenziazione delle cellule iPS potrebbe ridurre la loro tendenza a infiammare il sistema immunitario dopo il trapianto, ma questo studio è il primo a esaminare attentamente la questione a livello molecolare e cellulare.

Patricia Almeida e Nigel Kooreman sono stati i due principali autori dello studio. Essi hanno scoperto che topi di laboratorio hanno ‘accettato’ degli innesti di cellule endoteliali a base di cellule staminali molto più facilmente di quanto hanno fatto con le cellule staminali stesse.

Il dott. Wu ne dice a riguardo: “Questo studio ci rende certamente ottimisti che la differenziazione – in qualsiasi tipo di cellula nonpluripotent – renderà le cellule iPS meno riconoscibili dal sistema immunitario. Siamo fiduciosi che possiamo andare verso l’uso clinico di queste cellule negli esseri umani con meno preoccupazione di quanto avevamo in passato”.

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