Sclerosi multipla e staminali

La notizia dei sorprendenti risultati di uno studio inglese che ha curato pazienti affetti da sclerosi multipla con un trapianto di cellule staminali del sangue, non ha sopreso per niente Giovanni Mancardi, dell’Università degli Studi di Genova, presidente del prossimo Congresso della Società italiana di Neurologia, autore, insieme a Riccardo Saccardi dell’Azienda Universitaria-Ospedaliera Careggi di Firenze, di uno studio appena pubblicato sulla rivista Neurology. “Sono 15-20 anni che si lavora con questa tecnica di trapianto autologo nelle malattie autoimmuni”, dice. “Si distrugge il sistema immune che non funziona con la chemioterapia e lo si ricostituisce trapiantando cellule staminali ematopoietiche prelevate dal paziente stesso“.

“Non c’è dubbio che questa strategia produrrà grandi risultati – aggiunge Mancardi – a patto di indirizzarla ai pazienti che possono beneficiarne, e cioè malati in fase recidivante-remittente, nei quali la patologia evolve rapidamente peggiorando in pochi mesi o anni, e abbiano fallito tutti i trattamenti tradizionali: diciamo un 5-10% del totale pazienti con sclerosi multipla”, complessivamente pari a circa 60mila nel nostro Paese. Ma prima di poterli trattare, precisa, “i nostri risultati, così come quelli analoghi riportati da altri colleghi, vanno approfonditi e verificati con un ampio trial di fase III. Si tratta infatti di un trattamento molto aggressivo e a rischio tossicità”.

Pazienti costretti da anni in sedia a rotelle hanno potuto nuovamente camminare e alcuni addirittura correre e ballare dopo questo trattamento pionieristico messo alla prova su un paio di dozzine di malati in due ospedali inglesi: il Royal Hospital di Sheffield Hallamshire e il Kings College Hospital di Londra. Grazie alla somministrazione di farmaci chemioterapici, quelli usati per curare il cancro, il sistema immunitario del malato viene di fatto annientato. Per farlo “ripartire” si utilizzano le cellule staminali prelevate dal sangue del paziente.

La procedura usata prevede l’impiego di altissime dosi di chemioterapici, di solito impiegati con i malati di cancro, per mettere fuori gioco il sistema immunitario dei pazienti. Questo viene poi ricostruito e riattivato con le cellule staminali ottenute dal sangue dei singoli pazienti. “Da quando abbiamo iniziato a trattare i pazienti, 3 anni fa alcuni dei risultati cui abbiamo assistito sono miracolosi“, ha detto il professor Basil Sharrack, neurologo allo Sheffield Teaching Hospital, sottolineando che “miracoloso non è un termine che uso a cuor leggero ma abbiamo assistito a profondi miglioramenti neurologici”.

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